Quanti anni fa? Non lo so,  è iniziato il momento di non contarli. Ero piccola comunque, questo  è certo. Si andava al paese, almeno un paio di volte l'anno, poco prima e poco dopo le nebbie che là, al di là del fiume e tra la campagna,  erano paralizzanti.

Si andava in piazzetta dalla bisnonna e l'arrivo era un evento. Arrivavano i figli da Milano, lo sapevano tutti. Mi toccava ogni volta salutare un sacco di gente che non riconoscevo di anno in anno, mentre loro sapevano tutto di me, della mamma, di quanto ero cresciuta, di come giocavo con le barbie.
Subito dopo si andava al negozio a fare scorta di pan biscotto e salame all'aglio, nonna inventava un pranzo a volte imprecando un po' contro la suocera, la mia bisnonna, perchè non smetteva di chiamare "amore" suo figlio. Era la sua donna, la sua unica donna, e poco tollerava l'ingerenza di altre, fossero anche madri o parenti.

Si mangiava insieme e poi si andava da zia Argia, un nome che sapeva di fiume, di terre allagate e la sua casa era proprio là, sull'argine del Fiume, accanto alla caserma. Non sono perché, ma la zia e la nonna si commuovevano sempre quando vedevano quei ragazzi montare e smontare ponti, inventare campi, arrampicarsi a cavi di acciaio e passare così il fiume. Era la Patria, il sapore di guerra scampata, di rinascita, di stenti che si erano patiti a commuovere quei visi del colore della terra.
Io non mai ben saputo cosa fosse la guerra, la Patria, l’orgoglio nazionale, ma le parate, i bersaglieri, i paracadutisti e quei ragazzi del genio mi sembravano degli eroi. Ero piccola, loro invincibili e lo sguardo reverenziale che i miei parenti posavano su di loro mi contagiava un po’.
 
Ora sono più grande, mi capita di pensare alla mia Patria che non mi somiglia, ma della quale sono orgogliosa per chissà quale motivo. A pensarci bene c’è poco da essere entusiasti, mi viene più facile arrabbiarmi, soprattutto quando quegli “eroi” vanno a fare guerre che non capisco, che non condivido, quando vanno a portare la pace con i mitra sotto braccio. Capisco ancora meno quando si muore per un ideale che non è il vero motivo per cui si fa una guerra.
 
Oggi è caduto uno dei miei eroi, uno di quei ragazzi che si arrampicavano sul fiume e facevano strage di donne con il loro dopobarba per la via del centro, accanto a via Fiume, dove è nata mia madre.  E’ caduto un uomo, qualcuno che da piccola immaginavo invincibile, immortale,  ma la guerra la fanno gli uomini e gli uomini muoiono. Cade un altro mito infantile sotto il peso degli anni che passano, cade insieme a lui la commozione per una patria che troppo spesso cade sotto colpi mortali che si auto infligge.