La testa canuta della signora
da settant’anni fa capolino
al tocco della campana antica,
e si ritira se incroci il suo sguardo.
Ognuno ha la sua finestra,
ognuno è la sua finestra,
dialogo tra un dentro e un fuori
in continuità.
Un drappo rosso, un braccio teso
al di là del confine.
Ognuno vive, qualcuno si affaccia.
Tutti guardano avanti, nessuno intorno.
Sotto,
il giardino di tutti irrompe
incolto nello spazio regolamentato da pochi,
se ne frega del parcheggio e reclama la sua identità.
Qualcuno regola e mette divieti,
impone direzioni.
Una jeep in sfacciato contromano,
mi ruba un sorriso.
Sono case di ringhiera,
spazi rubati all’anarchia,
non basterà una mano di giallo lombardo
a trasformarci in signori.
Non basterà la vernice dei balconi
a rubarci la voglia di vivere
sporchi e disordinati,
meravigliosi, odiosi mercanti
di cianfrusaglie, tele e parole.
Anime zingare,
anime naviglie,
siamo la città.
… dedicata a Barbara …