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e il naufragar m'è dolce in questo mare

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dicembre 2010

E' Natale e siamo tutti più buoni, ma anche no. E' Natale da due ore e siamo già stanchi. Stanchi dei centri commercialì, sì, dei parenti, si, delle cene azindali, delle incombenze, delle costrizioni. E' Natale e speriamo già nell'epifania, noi che abbiamo capito e siamo già oltre queste barbare tradizioni. Sarà così vero? Cosa ci da fastidio davvero del Natale? Forse il fare i conti, quelli dei soldi spesi per i regali, certamente, ma anche quelli con noi stessi. Chi vorremmo davvero avere intorno a Natale? Come vorremmo davvero festeggiarlo e cosa ci tiene lontani dal realizzare il nostro pensiero? Ecco, forse è questo che ci stanca del Natale, il constatare reiteratamente che la vita che viviamo è lontana anni luce dalla vita che vorremmo. O forse semplicemente, abbiamo dimenticato che il Natale non è solo regalare, ma è donare.
Ecco penso questo mentre impacchetto gli ultimi regali, mentre metto sotto l'albero le piccole sorprese che ho preparato per mio figlio e pregusto la sua faccia di domattina. Forse questa sera avrei potuto fare di meglio che regalare, avrei potuto donare la mia presenza con maggiore entusiasmo perchè in fondo avere una famiglia con cui festeggiare è un dono, non una strenna di rappresentanza.
Ecco il mio sermone di Natale, un po' più melenso e bacchettone di quanto avessi preventivato, ma è uscito così. Sarà che oggi ho pianto ancora per Piccole Donne, quando la madre torna da Beth e la guarisce con il suo amore e la sua esperienza di madre che sa che non può perdere una figlia. Insomma, mi si stanno cariando i denti e non è per il pandoro.

Solo una piccola cosa…. per voi miscredenti…. ecco un link autorevolissimo per verificare le consegne di babbo natale 🙂

Buon Natale oh oh oohhhhh

E' Natale e siamo tutti più buoni, ma anche no. E' Natale da due ore e siamo già stanchi. Stanchi dei centri commercialì, sì, dei parenti, si, delle cene azindali, delle incombenze, delle costrizioni. E' Natale e speriamo già nell'epifania, noi che abbiamo capito e siamo già oltre queste barbare tradizioni. Sarà così vero? Cosa ci da fastidio davvero del Natale? Forse il fare i conti, quelli dei soldi spesi per i regali, certamente, ma anche quelli con noi stessi. Chi vorremmo davvero avere intorno a Natale? Come vorremmo davvero festeggiarlo e cosa ci tiene lontani dal realizzare il nostro pensiero? Ecco, forse è questo che ci stanca del Natale, il constatare reiteratamente che la vita che viviamo è lontana anni luce dalla vita che vorremmo. O forse semplicemente, abbiamo dimenticato che il Natale non è solo regalare, ma è donare.
Ecco penso questo mentre impacchetto gli ultimi regali, mentre metto sotto l'albero le piccole sorprese che ho preparato per mio figlio e pregusto la sua faccia di domattina. Forse questa sera avrei potuto fare di meglio che regalare, avrei potuto donare la mia presenza con maggiore entusiasmo perchè in fondo avere una famiglia con cui festeggiare è un dono, non una strenna di rappresentanza.
Ecco il mio sermone di Natale, un po' più melenso e bacchettone di quanto avessi preventivato, ma è uscito così. Sarà che oggi ho pianto ancora per Piccole Donne, quando la madre torna da Beth e la guarisce con il suo amore e la sua esperienza di madre che sa che non può perdere una figlia. Insomma, mi si stanno cariando i denti e non è per il pandoro.

Solo una piccola cosa…. per voi miscredenti…. ecco un link autorevolissimo per verificare le consegne di babbo natale 🙂

Buon Natale oh oh oohhhhh

Bisogni primari, a questo pensi mentre hai ancora sul petto il calore del suo corpicino. Bisogni primari che camminano su due gambe, fino a poco prima su quattro. Lo guardi, semplice e alla ricerca della sua felicità, una felicità che gli leggi negli occhi a fine giornata e che ripagano ogni cosa. Ha bisogno di cibo, te lo dice. Ha sete, ti porta il bicchiere. E' sporco, lo devi cambiare e lavare. E ti vuole per giocare, per sentirsi al sicuro, per ballare e fare le cose buffe. Ti cerca per addormentarsi e  tende le braccia. Non gli basta averti vicino, vuole esserti addosso. Sprofonda il faccino nel tuo petto e intreccia le mani nei tuoi capelli. Domattina la giornata inizierà con un bacio assonnato e un sorriso stropicciato, ma intanto è il sonno che lo sta pervadendo e vuole che tu sia con lui. Bisogni primari dunque, senza sovrastrutture o secondi fini, solo il minimo sindacale per non morire nel corpo e nel cuore. Bisogni istintivi, ancestrali. Ti chiedi a quanti di questi bisogni stai rinunciando in nome di una razionale evoluzione che ti porterà all'estinzione del corpo … o del cuore, la differenza è così sottile.

Bisogni primari, a questo pensi mentre hai ancora sul petto il calore del suo corpicino. Bisogni primari che camminano su due gambe, fino a poco prima su quattro. Lo guardi, semplice e alla ricerca della sua felicità, una felicità che gli leggi negli occhi a fine giornata e che ripagano ogni cosa. Ha bisogno di cibo, te lo dice. Ha sete, ti porta il bicchiere. E' sporco, lo devi cambiare e lavare. E ti vuole per giocare, per sentirsi al sicuro, per ballare e fare le cose buffe. Ti cerca per addormentarsi e tende le braccia. Non gli basta averti vicino, vuole esserti addosso. Sprofonda il faccino nel tuo petto e intreccia le mani nei tuoi capelli. Domattina la giornata inizierà con un bacio assonnato e un sorriso stropicciato, ma intanto è il sonno che lo sta pervadendo e vuole che tu sia con lui. Bisogni primari dunque, senza sovrastrutture o secondi fini, solo il minimo sindacale per non morire nel corpo e nel cuore. Bisogni istintivi, ancestrali. Ti chiedi a quanti di questi bisogni stai rinunciando in nome di una razionale evoluzione che ti porterà all'estinzione del corpo … o del cuore, la differenza è così sottile.

Il giorno 21 è previsto un intervento alla piattaforma di splinder, sono previsti rallentamenti etc…meglio far presto. D'altro canto è oggi il giorno che fugge, così come fuggono… o lascio fuggire… i ricordi di un risveglio.
Dormivo, non so da quanto, ma da molto ne sono certa. I miei occhi hanno faticato ad abituarsi nuovamente alla luce. E' stato quasi una ferita quel lampo di rabbia che ho letto nei tuoi occhi. Eri furente, per me, e sembrava continuassi a chiedermi “cosa ci fai ancora qui”. E poi il lampo è diventato fiore e dal fiore ne abbiamo ricavato nettare per sfamare almeno una stagione di pensieri. Ma ricordo, ricordo la luna e dei fuochi alle spalle, sotto l'angolo retto di una stella e una linea della vita che girava e tu che rispondevi serio “è mia” sottointendendo la vita. Insieme abbiamo visitato la notte, che dicono abbia due anime e un letto di capanna utile e dolce… e non ho mai capito come mai, ho lasciato in un minuto tutto… per star bene dove sto. Però sto bene dove sto?

Il giorno 21 è previsto un intervento alla piattaforma di splinder, sono previsti rallentamenti etc…meglio far presto. D'altro canto è oggi il giorno che fugge, così come fuggono… o lascio fuggire… i ricordi di un risveglio.
Dormivo, non so da quanto, ma da molto ne sono certa. I miei occhi hanno faticato ad abituarsi nuovamente alla luce. E' stato quasi una ferita quel lampo di rabbia che ho letto nei tuoi occhi. Eri furente, per me, e sembrava continuassi a chiedermi "cosa ci fai ancora qui". E poi il lampo è diventato fiore e dal fiore ne abbiamo ricavato nettare per sfamare almeno una stagione di pensieri. Ma ricordo, ricordo la luna e dei fuochi alle spalle, sotto l'angolo retto di una stella e una linea della vita che girava e tu che rispondevi serio "è mia"  sottointendendo  la vita. Insieme abbiamo visitato la notte, che dicono abbia due anime e un letto di capanna utile e dolce… e non ho mai capito come mai, ho lasciato in un minuto tutto… per star bene dove sto. Però sto bene dove sto?

 

Non è facile. non lo è mai. Essere un ruolo intendo. Essere moglie, essere figli, essere madre o padre. I ruoli sono armature pesanti che si modellano sul nostro corpo e prendono le nostre sembianze, le nostre difese, ma non sono noi. Sono strutture, protezioni, croste che curano ferite aperte, carne viva. I ruoli sono pesanti, talvolta ci fanno barcollare, altre ci fanno crollare rovinosamente addosso alle vite altrui. E allora diventiamo ingombranti. Padri e madri che diventano un fastidio molto simile al dolore, un fastidio che schiaccia ed opprime i figli. Poco importa se l'intento era quello di farli restare piccini per difenderli con il nostro corpo. Ma i figli non li nascondi, hanno la loro vita, e se la riprendono con ogni mezzo. Scavano la terra, graffiano la roccia, scoprono la lentezza e la negazione e rinascono edera sui nostri scudi. I figli sono graspi di vite, anche se non sono buoni per diventare il vino dei padri, sanno inventarsi grappa: schietta, trasparente, da bere a tavola alla fine di una cena, quando al desco restano pochi amici, quelli migliori. I figli ci amano, sempre, a volte con rabbia. Quello che è sicuro è che i figli ci superano: in altezza, intelligenza, arte, cuore… solo che spesso non lo sanno, non lo capiscono, ancorati al peso schiacciante dei ruoli opprimenti. A volte invece, sanno infrangere tutto con il peso detonante di una lacrima, sanno riscoprirci persone, con i nostri limiti, i nostri errori e sanno amarci. Anche in questo sanno superarci, perchè per noi loro sono stati generati perfetti nonostante la nostra imperfezione e ci viene facile amarli. Loro ci amano per i nostri difetti e costa fatica. C'è da imparare.

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